MEDIEVO E SANTA ROSA DA VITERBO Quando la fede si fonde con la tradizione popolare e con la storia. Un tour dall’atmosfera un pochino spirituale, dedicato in parte alla Santa Patrona della città, in parte alle principali attrattive quali sono i Quartieri Medioevali. Il percorso comincia alla chiesa di Santa Rosa, annessa al Monastero, dove […]
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Viterbo, la storia.
Dagli inizi al Medioevo.
Il nucleo medievale più antico della città, ricordata come Castrum Biterbi in un documento della metà del secolo VIII, è sul colle dove oggi sorgono il Duomo e il Palazzo dei Papi.
Fu il re longobardo Desiderio nel 773 (suffragato da documento) fortificò l’antico castrum per farne la base della conquista di Roma, che poi non intraprese.
Passata alla Chiesa con le donazioni del tempo dei Franchi, fu per secoli contesa tra Papato e Impero. Pare che verso il 1095 fosse libero Comune.
Apertesi la lunga serie di dissidi tra Pontefici e Romani, Eugenio III (1145-46) si rifugiò a Viterbo, dove fu invano assediato.
Nel 1164 il Barbarossa ne fece la sede dell’antipapa Pasquale III, nel 1167 le concesse il titolo di città e si servì delle sue milizie contro Roma.
Nel 1172 i Viterbesi distrussero l’antica vicina città di Ferento e estesero il dominio su altre terre. Nel 1207 Innocenzo III tenne un concilio nella Cattedrale di San Lorenzo.
Al principio del ‘200 Viterbo fu scomunicata dal papa perché asilo degli eretici patarini e fu vinta in guerra dai Romani.
Nel 1210 vinse l’esercito dell’imperatore Ottone IV, poi ebbe una nuova guerra coi Romani.
Nel secolo XIII scoppiarono gravi lotte fra i cittadini, divisi in due fazioni: dei Gatti, ordinari di Bretagna e dei Tignosi, originari di Magonza. La città passò alternativamente sotto la tirannide dei Gatti e dei Di Vico.
Federico III, venuto nel 1240, vuole a parte ghibellina i Viterbesi, che però, mal tollerando le milizie tedesche lasciate dall’imperatore, le scacciarono e resistettero validamente all’assedio che ne seguì (1243).
Da allora Viterbo fu quasi sempre fedele alla parte guelfa e visse periodi di importanza e prosperità. Fu sede (1257-61) di Alessandro IV che vi morì. Vi fu eletto e coronato il successore Urbano IV. Fu ancora sede di Clemente IV (1266-68), che condusse la guerra instancabilmente contro gli Svevi.
Fu lo stesso papa che dalla Loggia del palazzo pontificio lanciò la scomunica contro Corradino, che passava con l’esercito sulla Via Cassia, pronunciando il profetico motto: “l’agnello che sen va al sacrificio”.
Morto Clemente IV in Viterbo, successe una lunga sede vacante, vi fu poi eletto Gregorio X (1271), che vi siete solo un mese. Adriano V venne nel 1276 a Viterbo e vi morì.
Da un tempestoso conclave uscì eletto Giovanni XXI, incoronato nel Duomo nel 1276) e morto nel Palazzo Papale nel 1277, rimasto sepolto sotto il pavimento della sua camera, a quanto sembra a seguito uno scoppio causato da certi sperimenti di alchimia.
Nel conclave tenuto nel Palazzo Comunale fu eletto Nicolò III, che continuò a vivere a Viterbo e morì a Soriano al Cimino (Vt) nel 1280. Dal successivo conclave uscì, per gli intrighi di Carlo d’Angiò, un altro francese, Martino IV.
I Viterbesi invasero il Duomo ove si teneva il conclave e arrestarono due cardinali. Vennero perciò scomunicati e per 86 anni i papi non rimisero piede nella città.
Si riaccesero le lotte tra i cittadini e anche la guerra contro Roma, Viterbo decadde e si sottomise alla Chiesa.
La città fu poi governata alternativamente dalle famiglie Gatti e Di Vico. Emerse Giovanni Di Vico, che estese al signoria fino a Civitavecchia, Tarquinia, Bolsena, Orvieto, Todi, Narni, Amelia. Ma, nel 1354 l’Albornoz si impadroniva della città, cacciava in esilio il Di Vico ed erigeva la Rocca (oggi sede del Museo Nazionale Etrusco di Viterbo).
Nel 1367 Urbano V si trattenne alcuni mesi in Viterbo, che, incostante, si consegnò nel 1375 al potere di Francesco Di Vico, figlio del precedente tiranno.
La città finiva di ribellarsi anche contro Francesco Di Vico, uccidendolo nel 1387, per riconsegnarsi di nuovo al potere papale di Urbano VI.
Nel 1391 Viterbo passa nelle mani di Giovanni di Sciarra Di Vico, cugino dell’ultimo tiranno, cacciato dalle milizie di Bonifacio IX nel 1396.
Da allora Viterbo si eclissò sempre più nell’ombra di Roma e la guerra mossa da Giacomo Di Vico nel 1431 fu l’ultimo lago di fortuna della sua casata.
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