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VILLA LANTE, Bagnaia (Viterbo)

Incontro con la guida in Piazza XX Settembre a Bagnaia.

Il giardino all'italiana di Villa Lante a Bagnaia.

Villa Lante, Bagnaia (Vt). La Mensa del Cardinale, la Fontana dei Giganti, la Catena d'acqua, la Fontana dei Delfini.

Villa Lante fu realizzata come residenza estiva dei vescovi di Viterbo, dopo il 1568 su commissione del Card. Giovanni Francesco Gambara probabilmente a Jacopo Barozzi da Vignola.

Il giardino all’italiana diviso su cinque livelli è costruito nel pendio di una collina boscosa di fronte al borgo di Bagnaia. 

Il giardino di Villa Lante è considerato uno dei giardini geometrici più compiuti. Si distingue per le soluzioni originali del disegno, per le invenzioni di forme acquee. Ed anche per la perfezione dell’inserimento del costruito nell’ambiente naturale.

Tutto, nel giardino è teso a mettere in risalto il suo grande protagonista: l’acqua.

Percorso di visita a Villa Lante:

L’ingresso attuale di Villa Lante conduce alla Fontana del Pegaso (1588). Da questo punto si accede al parco da una parte e al giardino formale dall’altra.

L’itinerario del giardino all’italiana parte dal primo terrazzamento in basso: dal Quadrato dei Mori riccamente disegnato. Nel centro del quadrato è posta la Fontana dei Mori di forma circolare, con quattro sculture che sorreggono i monti e la stella dei Peretti Montalto.

Questa fontana, forse del Giambologna (1529-1608), costituisce il punto di partenza di un'asse d'acqua: una serie di fontane con giochi d’acqua, attorno alla quale l’intero giardino fu costruito.

Ai lati dello stesso terrazzamento sono poste simmetricamente le palazzine gemelle. Rappresentano una scelta sorprendente per l’epoca da parte del Vignola : l’edificio villa che consisteva di solito di una sola costruzione, qui viene sdoppiata in due. Di minori dimensioni, dando più spazio al giardino rispetto al costruito.

Alle spalle delle palazzine gemelle si apre la grande scenografia in salita: fontane e giochi d’acqua. Panorami dall’alto sui terrazzamenti, sul borgo e la natura circostante. E'  un insieme armonioso sottolineato dallo scintillio ed il suono dell’acqua che accompagna il visitatore ovunque nel giardino.

Salendo, segue l’emiciclo della Fontana dei Lumini fiancheggiata dalle Grotte artificiali con rivestimento a tartari. Dedicate a Venere e Nettuno.

Salendo ancora, vi è il lungo rettangolo, l’originale Mensa del Cardinale. Riproduce una tavola con un ruscello che vi scorre dentro per lungo, fatto per tenere fresche bevande e frutta.

Sullo stesso terrazzamento si trova la Fontana dei Giganti, muti testimoni delle feste dell’alto clero di Viterbo e di visite papali e cardinalizie. Rimaste memorabili quelle di Papa Gregorio XIII nel 1578, di Papa Clemente VIII nel 1596, del Card. Carlo Borromeo nel 1580.

Tra le invenzioni di forme acquee, quella della Fontana del Gambero è diventata un modello per tante altre di questo tipo. Una cascata che scende tra una lunga serie di chele fatte a ripetizione di successioni di un gambero.

Questa catena d’acqua funge da collegamento con la Fontana dei Delfini a pianta ottagonale.

A delimitare l’asse d’acqua in cima al giardino è la Fontana del Diluvio o della Pioggia, fatta ad imitazione di una grotta naturale.

L’acqua che alimenta le fontane scende da una sorgente naturale dei Monti Cimini a forza gravitazionale.  La prima fontana che incontra è proprio quella della Pioggia.

Il sistema idraulico del giardino fu messo a punto dall’architetto senese Tommaso Ghinucci.

A completare l’effetto di simmetrie del terrazzamento sono le Logge delle Muse poste ai lati della stessa fontana della Pioggia.

Il percorso iconografico propone da una parte l’usuale simbolismo rinascimentale, dall’altra un’iconografia elaborata dal committente, il cardinale Gambara. Difensore della dottrina cattolica post-tridentina e  giudice del Sant’Uffizio.

La Palazzina Gambara (1568-1578, committente il Card. Giovanni Francesco Gambara) conserva dei cicli d’affresco al suo interno realizzati da pittori operanti nella Corte Farnesiana ed Estense. Da Antonio Tempesta, Raffaellino da Reggio, Giovanni Battista Lombardelli . E da quelli legati all’ambiente bresciano, del committente, come Girolamo Muziano.

La Palazzina Montalto (1611-1613, committente il Card. Alessandro Peretti Montalto) presenta delle decorazioni del Cavalier d’Arpino e scuola (1613-1615). E di Agostino Tassi e cerchia (1615).

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