Villa Farnese Caprarola, immersa nel verde dei Monti Cimini.

VILLA FARNESE CAPRAROLA. Alla scoperta del palazzo-fortezza e dei giardini immersi nel verde dei Colli Cimini. Stiamo nelle immediate vicinanze del lago di Vico, in mezzo a castagneti secolari e di noccioleti! 

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Villa Farnese Caprarola

Caprarola – I Giardini Alti, particolare.

 

Il palazzo è un grande pentagono a cinque piani, con un cortile circolare e una grandiosa scala a chiocciola. L’opera fu commissionata alla fine degli anni ’40 del XVI secolo dal cardinale Alessandro Farnese il giovane (1520- 1589) a Jacopo Barozzi.

Il cardinale si ritirò da Roma nella vecchia fortezza di famiglia, a Caprarola, in un momento di tristezza. Fu un ritorno alle radici, dopo la perdita del nonno, papa Paolo III.  E l’uccisione di Pier Luigi, duca di Parma, padre del cardinale Alessandro.

Decise quindi di celebrare il potere raggiunto dalla casata, e di lasciare la memoria della famiglia ai posteri. Non badò a spese ed ingaggiò al suo servizio il fior fiore degli artisti.

La costruzione del palazzo-fortezza fu realizzata in soli ventisei anni, tra il 1550 e il 1576. Stando alle opinioni di architetti e degli addetti ai lavori, l’edificio che è considerato una delle opere più importanti dell’Europa rinascimentale, è estremamente preciso in tutti i suoi particolari.

Ciò fu possibile solo perché, qualcuno controllò l’andamento della fabbrica da vicino. Questo qualcuno era l’architetto, Jacopo Barozzi da Vignola e il suo fratello, sempre presente.

L’edificio si sviluppa in 5 piani, sotterranei compresi, di cui quelli affrescati sono il Piano dei Prelati e il Piano Nobile. L’edificio aveva una duplice funzione, era di rappresentanza, ma fungeva anche da villa, con i Giardini.

Perché una tale ricchezza di affreschi estesi, di stucchi, di dorature, di dettagli, di colori, all’interno?

Molto probabilmente, perché ogni dettaglio richiama la ricchezza, di cui il cardinale millantava, di certo. D’altro canto, come scrive la Robertson, questo gusto estetico caratterizzava la prima parte di carriera del cardinal Alessandro, quando desiderava aumentare il proprio patrimonio e prestigio. Prestigio che si manifesta anche nella ricchezza della cultura umanistica, letteraria, filosofica, neoplatonica del cardinale, come vedrete.

Lo spazio del palazzo viene organizzato secondo la visione rinascimentale dell’uomo che controlla il suo microcosmo. Questo microcosmo vuole riflettere la struttura dell’Universo, perfetto perché creata da Dio.

Il microcosmo è composto ed è controllato dall’Uomo attraverso delle forme geometriche. Queste devono avere delle proporzioni perfette, portate a misura d’uomo. Tutto è ordine, ritmo, armonia, della proporzione e dell’equilibrio, dove ogni forma geometrica ha una sua simbologia precisa.

Villa Farnese Caprarola

Villa Farnese Caprarola

Il controllo dello spazio del palazzo si estende ai Giardini che si trovano alle spalle dell’edificio, costruiti nella collina boscosa. I Giardini Bassi ed i Giardini Alti.

I Giardini Bassi, detti anche giardini segreti: sono due grandi quadrati, i Giardini d’inverno e i Giardini d’estate, posti simmetricamente alle spalle del pentagono e si allacciano strettamente all’edificio.

Si possono raggiungere attraverso due ponti che scavalcano un profondo fossato. I quadrati sono fatti a siepi di bosso e ripropongono il modello del recinto sacro.

In tutte e due di giardini si trova una grotta, luoghi importanti nelle simbologie rinascimentali. Nel giardino d’estate la Grotta dei Satiri, in quello d’inverno la Grotta dei Tartari.

La Grotta dei Tartari è la ricostruzione al vero di una caverna, con un laghetto, giochi d’acqua e sei Satiri. Costituiva lo sfondo per gli spettacoli che il cardinale organizzava per allietare i suoi ospiti.

I Giardini Alti: 

Dai Giardini Bassi si sale lungo un bel viale alberato di abeti bianchi nei Giardini Alti.

Sappiamo dagli archivi, che il cardinale fece introdurre queste essenze arboree ordinandole appositamente dal Padre Generale del Monastero di Camaldoli nel 1587.

Oggi abbiamo anche i bei cespugli di Camelie lungo il viale, che fioriscono tra aprile e maggio! Uno spettacolo!

Quello che nelle intenzioni del cardinale doveva essere un parco da caccia, venne poi in parte trasformato in un giardino. Il giardino si sviluppa su quattro terrazzamenti, dove sono sistemate delle fontane dai giochi e suoni d’acqua, labirinti a siepi, e sculture.

Anche i giardini furono disegnati dal Vignola, ma dopo la sua morte avvenuta nel 1573, gli subentrarono altri architetti.  Giacomo del Duca che era già assistente apprezzato di Michelangelo, e Giovanni Antonio Garzoni.

Il viale degli abeti costituisce le quinte ad un suggestivo effetto prospettico sulla sequenza di fontane e la Casina del piacere. Quest’ultima era la residenza estiva del cardinale Alessandro.

Eccoci quindi, davanti alla Fontana del Giglio che raccoglie nella sua vasca circolare l’acqua che scende dalla Catena dei Delfini.

Si sale la grande scala a due rampe, lo sguardo viene intenzionalmente indirizzato dagli alti padiglioni laterali fino al secondo ripiano. Quello della Fontana dei Fiumi. Al centro di una doppia scala semicircolare si trova una grande vasca e un enorme vaso in peperino a forma di calice. Viene sormontato da due grandi sculture che simboleggiano i fiumi Tevere e Arno.

Al terzo terrazzamento si trova la Casina del Piacere (1584-86) che è una elegante palazzina a due piani, affrescata. Amava il cardinale, ormai verso gli ultimi anni della sua vita, ritirarsi qui dalla vita movimentata del palazzo.

Dopo la morte del cardinale, avvenuta nel 1589, fu il suo pronipote, il card. Odoardo a fare completare i lavori. Incaricò quindi il suo architetto di fiducia. Girolamo Rainaldi (1620) che perfezionò minuziosamente il lavoro dei predecessori, ridefinì gli spazi, migliorò i giochi d’acqua. Aggiunse infine le 28 cariatidi scolpite da Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo.

Dal fondo dei due quadrati a siepi del ripiano della Casina del Piacere, due scale poste in simmetria all’edificio conducono al quarto e ultimo terrazzamento. Qui sorge  una fontana ottagonale con in cima un giglio.

Da qui parte un viale in asse all’edificio, che sale tra le grandi aiuole laterali ornate da sculture e fontane con mascheroni.

Le fontane sono alimentate da una galleria sotterranea, l’acquedotto farnesiano, che attinge direttamente alle sorgenti dei Monti Cimini. Pensate, passa per ben otto miglia sotto terra! L’acquedotto provvedeva inoltre all’approvvigionamento idrico del complesso.

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